” Oh.2ciddì ” 2013.

 

 

” Oh.2ciddì ” 2013. Digital Video. Durata 06’00”

 

Un opera video di Marco Raffaele  in collaborazione con Massimo Orsini

 

Risvegliati! Il s i l e n z i o ti guarda.
…il cammino interno del luogo nello sguardo traccia la linea della visione…la presenza si svolge nell’istante e si evidenzia nella sua autorevolezza….unisce suono e sentire.
Io e Marco Raffaele abbiamo lavorato nel luglio 2011 alle riprese degli spazi vuoti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze in cui operiamo, seguendo il suono dello spazio…di mat­tina presto…riflettendo al periodo d’infinita transizione in cui abita lo spirito della cultura italiana in questi lunghi ultimi anni e di cui anche le Scuole in Italia divengono, lo specchio a volte un po’ offuscato e spento.
Il luogo che ti guarda, o meglio che guarda e vede, diviene uno e presente e come avrebbe sus­surrato oggi M.M. Ponty, lo sguardo…dal silenzio si rende vedente per se stesso.
Lo scorrere delle immagine fisse e vibranti, vuole parlare senza parlare, vuole essere senza ostentare presenze, vuole presentare senza rappresentare, vuole vivere senza morire a tutti i co­sti. E’ un respiro del cuore nella continuità. La continuazione, come lo scorrere delle azioni crea­tive nella sequenza continua della semplicità connessa agli eventi. Il moto stesso dello spazio e il pulsare dello sguardo che divengono uno, insieme. E’ lo spazio che dice di esserci e di vedere. Parla del sentire e percepire il sentirsi visti che risveglia la sensibilità, permette di riaprire lo sguardo all’interiorità delle cose. E attraverso questo tuffo di luce, vedere, aprirsi a vedere, ac­corgersi dello spazio che incontra il luogo. Riaprire la consapevolezza e la disponibilità alla di­sposizione dell’esserci in modo nuovo, armonico, o nuovamente semplice. Occupare lo spazio nel senso di occuparsi dello spazio, curare lo spazio come un tempio interiore, curare lo spazio come il proprio corpo e il proprio sentire. E’ il silenzio loquace dello spazio che ci porta all’esigenza di corrispondenza e sinestesia. Questo ci ha portato a tradurre lo sguardo in pen­siero nel movimento fermo e silenzioso delle immagini, verso la possibilità di riunire sul filo sottile del rispetto e dell’ascolto l’essere con l’esserci.
Questo ci ha dato e ci ha detto lo spazio. Questo luogo segreto dell’arte ha indicato un percorso, una possibilità di rinascita e rinnovamento, ci ha parlato del suo cambiamento in atto da tempo. Si è mosso verso di noi, perché ci siamo mossi verso di lui. Si è fatto percorso iniziatico, inizio di vi­sione. Lo spazio si è accorto di noi.
m a s s i m o . o r s i n i © firenze, 26 febbraio 2012